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      Alhora concluseno volersi dar a' venitiani. E uno Jacomo Fojeta arbexan fo causa di pratichar fra tarentini, albanesi, schiavoni et greci, et vene per nome lhoro con ditti tarentini fino a Monopoli a praticar con Alvixe Loredan proveditor nostro tal dedition, et vene poi in questa terra con li ambasadori, come dirò di soto. Et di lui etiam di sopra ho scripto al principio di tal praticha. Ma nostri, inteso questo, steteno alquanto sopra de sì, per uno capitulo era ne li capitoli tra Ferando et nui, di non poder tuor terra etc. ut in eis.
     
      [1496 10 22]A dì 22, vene letere di 17 di essi tarentini, che advisava la Signoria nostra come unanimi haveano levato in quatro luogi di la terra San Marcho, sperando esser acceptadi da la Signoria come fedeli subditi, et che per questa deliberation facta tutti li francesi, tarentini, albanesi et populo menuto insieme se erano afradeladi e pacificadi, e haveano electi sei [368] ambasadori, tra li qual tre francesi, i qualli vegnirano qui volendo intender un sì o no, si la Signoria li voleno acceptar. Et volendo, vol uno capitolo che, tolti una volta, più non se renda a caxa Aragona. Tutta questa terra, per questa dedition, era in grande alegreza, et come zonzerano diti oratori, scriverò li consulti et deliberation dil consejo di pregadi.
     
      Da Napoli, vene letere. Come intese il re Federico che tarentini havia levà San Marco, disse verso l'orator nostro: "Son contento la Signoria habia Taranto in governo, perché son certo sarà poi al mio comando.


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I Diarii
Tomo I - parte prima
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 756

   





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