Questi largamente dicevano che, se venitiani non li vollevano aceptar, si darebeno al Turco, et che per niente vollevano più esser sottoposti al re, et che la terra era di sitto fortissima, né temevano di exercito niuno, ni da mar né da terra dummodo havesseno vituarie. Et che don Cesaro era a le Grotaje, mia 8 vicino, con zente, il qual al tempo li era atorno con il campo havia fato gran crudeltà a' tarentini haveano preso, et gran vergogna a le femine. La qual cossa era stà causa di più incrudelirli a non voller più ritornar sotto aragonesi; et che, se non fusse il pesse che prendevano in quella terra, non harebeno potuto viver. Et a questi oratori, per decreto dil collegio, li fo dati ducati 50 per farsi le spexe, et ordinato che andasseno ad habitar al Lion Biancho a San Bortholamio, dove comode et honoramente steteno. Et questi pregono la Signoria volesse darli presta et bona risposta, perché non potevano più star cussì.
[1496 11 08]A dì 8, la matina, l'ambasador di Spagna andò in collegio, dicendo che, cercha le cosse di Taranto, si dovesse observar la fede promessa a re Ferando, heriedi et successori. Et interloquendum, disse come erano do compagni, et l'uno havea 100 piegore. Vene il lupo et ne rapite una. El compagno che li volea bene, andò drieto al lupo et astrensello a rilassar la piegora tutta lacerada e squarzada. E dovendola restituir al compagno tal qual era, non la restituì ma se la magnò. Et l'altro pastor compagno li disse: "ben è tu andato drieto el lupo?" Rispose: "Sì." "E dove è la mia piegora che trazesti de bocha del lupo?
| |
I Diarii
Tomo I - parte prima
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 756 |
|
|
Turco Cesaro Grotaje Lion Biancho San Bortholamio Signoria Spagna Taranto Ferando Rispose
|