Et che per le strade era pieno di fanti guasconi la più parte, et quelli dil castello fé gran fochi per alegreza, et che ussino fuora di la rocha volendo amazar li homeni et alcuni ne amazono; ma li puti né le done non fono tochate. Et che, essendo fuziti li principali, a li altri infimi fo fatto pocho mal. Et che la matina, una hora avanti dì, el patron di la caxa lo acompagnò cussì vestito da femina cercha uno mio verso la montagna, poi lo revestì da ragazo, et cussì vene fino a Ponte, e dismontò in le pianure in la valle, et vene a salvamento lì a Sace. Nè altro de lì se intendea.
Lettera di Vicenzo Valier pagador, di 20 dil mexe, data al Castelazo. Come da 16 dil mexe che ivi el campo nostro andoe, erano stati continuamente fermi, né haveano passato più avanti, come era il lhoro disegno. E questo perché i nimici havia lassato l'impresa del Finà e d'Arbenga, e ritrati hora mai do volte con so confusion e vergogna. Al presente intendevano che erano a Cortemilia, e come se intenderà il lhoro camino, nostri muteria alozamento per acostarseli. Ma si doleano di non haver lochi grossi di alozar, né strami, né che non si possi star a la frascha, et che in quel mezo non si havia perso tempo, ma recuperato Novi, Ovach, Montebaldon, Spino senza el castelo, nel qual luogo fo feriti 2 ballestrieri dil conte di Petiano e morti 3 e [567] uno trombeta dil signor misier Galeazo; ma tornando i nemici indrieto; acostandosi a dicto loco, parse a misier Galeazo lassar dicti do luogi, sì per dubito che non li fosse tolto la strada di ritornar, come judichando che dicti lochi non fusse de importantia, essendo levati li inimici antediti de l'impresa di Arbenga, Final e Saona.
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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1013 |
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