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      Lettera di proveditori, di campo, data a dì 7 in Fellizano. Como francesi non mostravano il volto, et stavano sì pocho di fuori, che prima che di lhoro nostri havesseno alcuna noticia, se ritornaveno a caxa. Et che pur se intendeva, per diverse vie, venia in Aste bon numero di zente per veder di far arsalto a qualche loco dil signor ducha de Milano, perché quelli si ritrovavano di qua da' monti, non li bastava l'animo di farlo, ancor che fusseno zente assai. Et havendo Idio fato bon tempo, haveano nostri deliberato condur le zente più insieme si poteva, et essi proveditori volevano e cussì il conte di Petigliano, che tutti alozasseno a la frascha; ma quelli ducheschi recusavano, dicendo non esser ancor il tempo; ma credevano il facesse per doy respecti: l'uno perché non si veda il numero di le lhoro zente, che erano pocho più di la mità di quello dicevano haver peroché dicevano havia 800 lanze; l'altro rispeto era per non haver dato salvo ducati 29 per curaza in uno anno, dubitano i non voglino venir alozar a la campagna.
     
      Item, come in quella matina uno capitano scocese, era nel castello de Algian nimico et vicino a Monbersele, mandò uno trombeta a diffidar in campagna uno di capetanii di borgognoni, et aceptato il partito, venero tutti doy in campagna con cavali 20 per uno. I qual trati da parte, et corendo uno contra l'altro con ferri molati, el scocese tochò el [583] nostro borgognon in uno brazo facendoli pocho male. El nostro veramente passò de uno canto a l'altro el scocese, et gitollo vituperosamente da cavalo.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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