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      Unde, era de lì partita, non havendo abuto recepto, et andata a Tulom.
     
      Da Napoli, lettere di Marin Zorzi doctor, orator nostro. Prima, come el zorno dil Corpus Domini36, che fo a dì 4 de l'instante, era seguito gran rumor in la terra per caxon dil portar l'ombrela a la processione, perhoché, portandola da li oratori et manchando il loco perché non essendo tanti oratori suplisse, porta ut dicitur baroni et nobeli, perché el re volesse che alcuni plebei la portasse, dicendo tochava a lhoro tal festa far in tal zorno. Per la qual cossa, li nobeli hebbeno molto a mal, et comenzono a cridar viva, viva Spagna etc. Adeo seguite qualche novità in Napoli di remori, et quasi esser a le man con spade, se non vi fusse stà remediato.
     
      Item, che in quella terra, et per tutto il regno, era assà perturbatione, et che molti chiamava Spagna et altri Franza. Non chiamavano venitiani perché non haveano voluto tuorli, come feno di Taranto. Et che 'l re si stava in castello dubitando non seguisse qualche cossa, et remediava con dexterità meglio che poteva. Adeo, quel regno tutto era in [648] garbujo, et ut ita dicam, in Calabria molte terre et castelli ancora teniva l'insegna di Spagna, over quella di don Consalvo Fernandes capitano yspano, che ancor era in reame, che fu quello che la recuperoe. Siché, non havia reabuta tutta, come si credeva. Ergo el reame, primo el papa, re di Franza, re di Spagna, la Signoria di Venetia et ducha de Milano ne ha parte et dominio in quello, siché el re don Fedrico, licet sia re, non lo posiede ni domina tutto come feva re Ferando vechio.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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