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      Tolta che io hebbi l'altra volta, fino a hore 6 di zorno manchome el vento, et romagnesemo in bonaza. Subito ne fono due fuste per pope a' lai, dimandando che galia era la nostra. Per mi li fono risposo esser galia de San Marcho de pelegrini, come benissimo loro podevano veder per l'insegna che io havea fato levar de San Marcho in ventame et in staxe, et l'insegna del stendardo de la croxe. Li fono per mi dimandato che armada era la sua. Diseme turchescha. Domandai cui era capo di quella, over capitano, non volse dirlo; ma solo cridando: "calla, amaina" ad alta voce, per la qual cosa molto più dubitai non fosse Camallì di quello havea fato in prima. Visto questo, subito fisi meter la galia in hordene al meglio se poteno. In questo tempo, zonse una galia et una fusta cridando: "amaina, amaina" et per mi sempre li fo [729] risposto: "Dimi cui hè el capitano, che farò el debito mio." Loro non volse mai dirlo. Me parse, per debito mio et per honor de la nostra illustrissima Signoria, più presto dover patir morte et ogni altro pericolo che dover amainar, né honorar persone che non era cognosciute. Subito le dite 4 vele principia a dar la bataglia con assai colpi de bombarde, freze numero infinito, et rochete, et pignate de fuogo. In mancho de una hora, ne have brusada la mezana e l'artimon, nui sempre defendendose virilmente. Durò più di una hora. Dapoi zonse l'altre galie con el resto de le fuste, quale, senza dirne altro, ne dete l'altra bataglia crudelissima de bombarde, freze e fuogo, per modo che el forzo de nui fosemo feridi, et mi de 5 freze.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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