Unde, parve molto mal facto a li signori regeva tunc Pisa, che questo, che di obedientia doveva esser norma agli altri, havesse usato tal modi. Unde, mandono a retener lui, et subito scrisseno a la Signoria comandasse quello volleva facesseno. Et li fo risposto dovesseno punirlo et asolverlo come a lhoro signori piaceva, perché, in fato di justicia nostri non se impazava; ma solum in mantegnirli in libertà et a la gubernatione dil stato lhoro, juxta le promesse fate. Unde, hessendo dicto citadin in presone, par si amalasse, overo per mancho scandalo fusse atosigato. Tandem, hessendo grieve amalato, fo lassado andar a caxa soa, et morite. Et questa cossa ho voluta qui scriver non sine aliqua causa.
In questa terra era pur alquanto di carestia di formenti, et le farine in fontego di comun, a dì 18 avosto, valse l. 6 el ster. Or li proveditori a le biave cerchava, mediante li marchadi, che non fusse questo anno carestia, et voleva far con alcuni spagniuli, videlicet Zuam Beltrame et altri. Ma, non si volendo meter a priexy honesti, non parse al collegio che fosse facto dicti marchadi. Et per via de Cicilia se intese, de lì esser qualche disturbo, fosse levà le trate: che saria stato una pessima nova; ma non fu cussì. Ben par che quel vice re voleva fosse li formenti comprati per una man, et questo fece per esser stà instigato da questi marani spagnioli erano quivi. Unde, la Signoria nostra li scrisse lettere in bona forma, et cussì l'orator yspano era in questa terra, siché non seguite altro, et li merchadanti nostri ne comprava.
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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1013 |
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