Et fece bella predicha, e tra le altre cosse, disse: "Signori, vui fate serar le chiesie per paura di la peste: fate prudentemente; ma se Dio vorrà, non vallerà a far serar le chiesie. Se voria remediar a le cause che induce la peste, ch'è li peccati orendi che si fa; e biastemar Dio e santi; le scole di le sodomie; li infiniti contrati usurarii si fa a Rialto; e per tutto el vender di la justicia et far in favor dil richo et contra il povero. Et pezo: quando vien qualche signor in questa terra, li mostrate li monasterii di monache, non monasterii ma prostibuli e bordeli publici. Serenissimo principe! io so che non seti ignorante, e che tutto sapeti meglio cha mi. Provedete, provedete, e provedereti a la peste." Poi [837] infine domandò perdonanza, dicendo: "Io so, serenissimo principe, che vostra serenità fa far di belli capelli et bruschi. Io ne venirò a tuor uno." E disse con tanto bel modo, che ogniun rise. Et smontato, il principe li fé bona ciera. Era con el principe l'orator di Spagna, Napoli, Milan, Ferara, Monferà, Rimano et Pisa etc.
     
      [1497 12 27]A dì 27 dito, nel mazor consejo, fo publicato per Zuam Jacomo di Michieli secretario dil consejo di X alcune parte prese nel consejo di X con la zonta in questi zorni. Et primo. A dì 19 fo preso, atento che molti zentilhomeni erano provati, sì alla ballota di anni 18, qual de 20 rimasti a la ballota et avochati pizoli, et di 25, sì per vegnir a consejo qual per andar in diversi rezimenti et intrar in officii, non havendo perhò l'età legiptima, unde, tutte le pruove, comenzando del 1495 primo marzo in qua di vegnir a consejo et scriti a la ballota per autorità dil consejo di X tagliono e anulloe, ita che fusse de niun vallor, et che quelli in questo tempo erano stà provati, di novo si dovesse reprovar davanti li avogadori di comun et cai dil consejo di X per questa volta tantum, sotto pena a chi venisse per altra prova a consejo etc.