Che Marco non sia mai per trar el piè
      De Pisa, né di Puglia ove epsa l'ha.
     
      Tiensi el ducha molto oro caverà;
      Ma tutto perso fia, se credi a me,
      Perché Venetia al ver solo al mondo hè.
      Stato, thesoro, inzegno è ove la sta.
     
      La siega è savia, et questo per certo ho;
      Ferrara à bone staffe et tiensi lì,
      Ferma, inconcussa, et non fra 'l si e 'l no.
     
      Siena non muta sua natura qui;
      Nè Luca a seguitar chi sa et pò;
      Piero a Fiorenza farà dir de sì.
     
      Et tengo che così
      Se trovi Italia et fia potente più
      Con la justitia in man, che mai la fu.
     
     
      Altra risposta fatta in questa terra.
     
      Chi fé el soneto, dicami se saQuel che puol far senza danari el re,
      O con christiani el papa senza fé,
      O 'l ducha cum miseria et cum viltà.
     
      Marzocho(43) a poco a poco se ne vaPerché à gran febre, e 'l Medico non c'è.
      Perciò Marco zentil terrà per sé
      E porti sempre Pisa in libertà.
     
      La siega, se l'ha denti, hor lo vedrò.
      Frara schieta è: che 'l Moro la chiarì
      Quell'altra volta che la stafegiò.
     
      Luca della vendetta aspeta el dì.
      Siena ha lasciato ad altri el giracò (sic).
      De Pier non so; ma venga un dì lhor qui.
     
      Concludi pur così:
      Che se vedrà come Marco ensse su,
      Chi fuor, chi dentro et chi meno et chi più.
     
      [1498 07 27]A dì 27 lujo, nel consejo di pregadi, fo lecto lettere di Franza di 25 di Zuam Piero Stella [1022] secretario nostro, come el re aspetava (gli oratori) con desiderio, preparandoli grande honor.
     
      Item, che ivi si ritrovava oratori di l'arciducha di Bergogna che protestava al roy che 'l romper fato per il paese dil suo signor a sua majestà, non era di sua volontà, ma era caxon il padre re di romani.