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      El campo nostro di Pisa era assà condecente, licet fusse alquanto meno di zente di fiorentini, et perhò erano reduti in borgo di San Marco a Pisa, et etiam le mostre di le nostre zente erano state fate; siché si faceva di gran provisione; ma nulla volevano far se prima non si havea lettere di Franza, le qual con desiderio erano aspectate. Et tutti nostri erano animati a la guerra, sì con Fiorenza qual con Milano, et opinion di alcuni era di levar el nostro ambasador et far cavalchar le zente sora Ojo. Tamen, non parse a nostri di farlo cussì impressa. El conte di Pitiano era in hordine, et fece la sua mostra a dì 6. Tamen si doleva dil condur di Triulzi per capitanio et non lui, et non poteva patir, licet era confortato dicendo si havia fato a bon fine. Ma el ducha di Milan, pensando ai fatti soi, steva con gran pensier. Pur non restava dar ajuto a' fiorentini directe vel indirecte, et in questi giorni, per lettere di l'orator nostro, se intese come esso ducha, hessendo reduti tutti li oratori a uno et etiam el nostro, disse: "Or ben vedo che il re di Franza ha fato paxe con Spagna, acordà le cosse di la Bergogna con il re di romani, et il ducha di Bergogna. Et vedendo come va le cosse, io li farò uno presente di Zenoa, et etiam parte di mio stado. Et vedendo che 'l spira ad esser re de Italia, quando non porò far altro, io lo ajuterò con danari et altro ad esser." Et che niun non rispose, et che il dubitava dil Triulzi non rompesse a Novara. Perhò, havia mandà li 200 homeni d'arme, e 'l conte di Cajazo, come casso da lui, con altri 200 homeni d'arme andava in ajuto di fiorentini.


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I Diarii
Tomo I - parte seconda
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1013

   





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