Vene el conte di Pitigliano e disse voler far quello voleva la Signoria, et aceptò el segondo partito di haver a l'anno ducati 50 milia, et vol la ferma per anni 4, et dimandò poi uno di Boni da Brexa, era bandizato, per amor suo fusse fato salvo conduto, è chiamato Polonio; demum voria andar a Pisa in servicio di questa Signoria. Li fo risposto per il principe nostro a tutte parte, et che era acostato a una Signoria che non manchava mai, et di andar a Pisa non era tempo, et dil salvo conduto si vederia. Poi dimandò fusse scrito a li rectori di Brexa in recomandation dil loco di Gedi dove el sta, et cussì fo scripto. Era qui suo secretario domino Jacomo di Nolla qual in effigie somegiava tutto esso conte, et cussì grasso.
Vene l'orator dil ducha di Urbino, domino Machario, disse quello havia dil suo signor di campo, tamen nulla da conto.
Da Ravena, di 22. Come havia el nostro campo si dovea levar a dì 24 e andar in Casentino; et come quella madona di Forlì facea ogni mal la potea, et faria etc.
Da Rimano, di 21, di Marco di Santi. Come era zonto lì l'Alviano con 200 cavali lizieri, e venne a l'impresa di Casentino.
Da Mantoa di sier Nicolò Foscarini, di 22. Come li provisionati dil marchexe vedendo non haver danari comenzavano andar via; che il ducha di Milan a dì 24 dovea esser a Cremona con uno araldo dil re di romani, si duol che 'l marchexe non habi tolto il stendardo, et menà con lui el signor Galeazo, [59] et vol mandar el marchexe a diffidarlo che 'l combati con lui, qual dice esser contento, con questo si el vince vol haver vinto el ducha di Milan e non il signor Galeazo.
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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1144 |
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