Et che madama di Forlì li havia mandato a dimandar ajuto, e li ha promesso dargelo. Et che quel monsignor conte di San Martin et Filippo di Pietrasancta fono in coloquio col ducha in campagna, come scrisse per avanti, et erano ritornati in Franza. Et che a Pavia il ducha facea conzare i galioni, et mandava lettere venute di Franza, abute per la via dil signor Costantino.
Di Franza di oratori nostri da Melum, a dì 12. Come el reverendo episcopo di Perigu, el sinischalcho de Beucharo et Opizino Caza erano venuti da lhoro, et li havia dito esso Opizino la majestà dil re havia a caro Pisa fusse messa in le sue man, per poter adatar le cosse di fiorentini, et la Signoria possa atender con soa majestà poi, etc. Et che la matina andono a messa dal re, qual reduto in una capella soli li oratori li disseno queste parole, li erano stà dite. Il re rispose: "Nui avessemo a caro conzar le cosse di Pisa per adatar fiorentini, acciò si possi atender insieme a l'impresa di Milano, et prometemo non far niuna cossa che non sia di honor di la illustrissima Signoria". Et essi oratori risposeno; justificando la nostra Signoria, et che voleano conservar Pisa in libertà, come fè re Carlo che la liberò, et l'haveano facto con voluntà dil papa, re di Spagna, re di romani, el signor Lodovico, qualli hora non voleno [65] mantenir la fede. Soa majestà iterum afirmoe si la cossa fusse rimessa in lui non faria se non cossa di honor di la Signoria etc. Item, le cosse di Bergogna stava a l'usato, e li disse non dubitar, per haver asestato bene et di quelle vi pensa pocho, et che di l'alianza si farà, zonto sia il fiol dil papa lì, etc.
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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1144 |
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