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      Et cussì eri li feceno ussir da la porta da mar zercha 60 cavali de homini da ben di nostri, e poi fu serata la porta, e conduti lì in camisa con una partesana per homo, se tirorono da zercha bote 12, et per el signor don Ferante che era lì a piedi con vuluntà sua fo posto di mezo che niuno non si guastò et feceno paze. Da poi disnar vene do citadini cridando inimici menavano via bestiami assai è del suo, havendo zà passato Arno. Subito nostri se armono e andono a quela volta con gran numero de' cavali e fanti tutti animosi, né mai vidi più vigoria, e cavalchono zercha mia do; inteseno con effecto nulla esser, terminono ritornar di qua da la terra e andar assaltar inimizi, e gionti di là di Santo Jacomo feno alte, havendo perhò lassato a li ponti bon numero di fantarie e zente d'arme. Mandono poi 40 cavali lizieri fino al Serchio al campo nimico, qual subito si messeno a remor con gran strepito di tamborlini e trombe si messe in arme, tamen non volse ussir dil suo stechato, e nostri ritornono assai tardi. El campo nemico che doveva levar fin eri è pur ancora de lì, pur presto se dieno levar lasando nel bastion i do contestabeli mi scrisse, e apresso un Carlo da Bologna contestabele: in tuto fanti 300. È zonta in campo certa summa di danari; non porano campar di dar 1/2 paga, ch'è pasato il tempo zà 10 zorni. Et ha di bon loco Paulo Vitelli haver speso assa' danari di soi per intrategnir fanti assai che sarìano andati via, et è creditor grosso di fiorentini; et nostri etiam è molestati da' soldati, maxime esso pagador; et perché voria levati inimici, tuorli Calzi e poi campizar e tuorli Librafata che saria in proposito: perché voria danari.


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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1144

   





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