E tutavia che vostra serenità volesse alcuna cossa, dimandasse che come fiol era presto a farla, purché 'l suo stato non patisse, et non fusse con suo danno etc.
A le qual parole el principe rispose per excelentia, ringraciando prima di le parole, poi concludendo: Che la Signoria era di una parola et che non si volea Pisa per nui, et quello era fato e si facea tutto per mantenir la libertà di pisani et la fede data; et sempre a la excelentia dil ducha questa nostra dispositione li era stà nota, et che dito domino Erasmo poi andava a Trieste, li aricordava dovesse ben convicinar con nui, come sempre quelli era stato a Trieste havia fato. Et esso orator rispose questo haver in mandato dal suo serenissimo re di ben convicinar con la Signoria nostra: demum zercha Pisa el transcorse un pocho, dicendo el suo ducha volea ritornarla come prima, per esser terra de l'imperio et havia cussì promesso, et che si ben questi manteniva la fede, li altri che verà non l'haria mantenuta, et havendo Pisa altri, le cose di Milan stava mal. Et il principe rispose etiam molto saviamente, et lo episcopo, altro orator, mentre questo domino Erasmo [271] diceva tal parole, si ramarichava dolendosi tutto verso li savii, zurando non havia in comision a dir questo, et si 'l signor ducha sapesse lo haria a mal. Et dicto domino Erasmo, acorgendosi haver mal parlato, disse non ho dito queste ultime parole per haver cussì in comision, ma dico come Erasmo. Or li fo dimandato quando partiva, rispose: post doman, e si la Signoria li diceva nulla in risposta aspetaria; rispose el principe: non volemo dir altro si vi bisogna alcuna cossa etc.
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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1144 |
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