Concludeva tutti nostri era in fuga, et dovesse farlo saper a la Signoria nostra, et il simile lui farà al proveditor Marcelo che con faticha ivi rimase.
Et inteso dicta letera importantissima, fo comandato stretissima credenza, et scrito a sier Piero Marcelo proveditor dovesse dir al ducha: la Signoria nostra haver inteso il conte Antonio suo fratello voler farlo levar de lì, et non lo fazi perché saria la ruina; etiam scrisseno al dito proveditor restasse in Bibiena, et che di qua si fa et farassi gajarde provision al bisogno.
Ancora fo mandato per li do oratori di ditto ducha di Urbino, et li fo comunichato il tutto, e dovesseno scriver in conformità. Et quel de' Odaxii rispose: Serenissimo principe non credo, perché el signor mio ha bona volontà di star lì in Bibiena.
Item, fo scrito a Ravena che dovesse alozar quelle zente d'arme su quel teritorio, e dovesse dir a quelli fidelissimi nostri che con tanse si contribueria con li altri teritorii nostri.
Ancora scrito fo a Brandizo per collegio a sier Jacomo Lion governador dovesse far elexer a quelli citadini il soracomito lhoro, perché si voleva armar una galia de lì justa la concessiom li fo fata. Et cussì fo scrito a Monopoli, Trani et Otranto dovesseno dimandar a quelli citadini si arebono a caro di armar una galia per luogo, et elezesseno li sopracomiti.
Vene Simon da Grumo, et presentò a la porta di colegio una lettera abuta di Castel Delze da domino Hanibal Bentivoy, la qual fo leta in pregadi. Notificha el campo esser in fuga, e non havia havuto in tuto il tempo se non una paga, et nostri da si esser posti in rota abandonando l'impresa, et Jacomazo era venuto più in qua degli altri, et che con lui si ritrovava li Bajoni, Carpi et il Manfron.
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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1144 |
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