In quella di 21, come hanno lettere da Bibiena, et per [551] via di la Pieve hanno: come uno messo dil signor Paulo Vitelli fu a parlar a Juliano di Medici per liberarlo, lo hanno mandato via. Et che sono in consulto col conte di far fati, e questo per le querimonie, et dice voler chavalchar e promove nove cosse; e poi diceva la dificultà, adeo è di pocha sustantia. E il magnifico Piero vol certi danari, spese il fratello cardinal, zoè ducati 600 di carlini: a Roma li hanno risposo non haver ordine di la Signoria nostra; et che stratioti sono insolenti. Et il conte vol andar a soraveder li lochi dil conte Checho et maxime Monte Dolio ch'è suo, et par habi certa praticha con lui. Et in l'altra dil 23, mandano lettere abute da Bibiena. Et par quelli dil ducha non erano ancor partiti, perché misier Donnino non vol si partino con pericolo; et el proveditor li ha rescrito essi proveditori fazino il ducha d'Urbim rescriva, iterum ubedissa il nostro proveditor. Et esser venuto uno trombeta dil Vitelli non vol più dar salvoconduto. Item, li mandano a Bibiena 10 sacheti di farina, per via di alcuni li porta, et voriano etiam mandar qualche vituaria per la via di Val di Bagno, et haveano mandato a questo effecto lì Marco di Santi, lhoro secretario.
     
      Da Bibiena di sier Piero Marzello, di 20. Come eri fo lì uno trombeta di Paulo Vitelli, qual si abochò con Juliano di Medici, et quello li disse, poi partito, li havea ditto il socorso nostro esser disperato, e a Castel Delze le zente di la Signoria si sminuivano per non haver danari, e li oferiva, quando con esso proveditor e il resto si volesse partir, di darli salvaconduto aliter non lo daria più. Et che li rispose esso Juliano che quanto a lui li sapeva risponder, ma dil proveditor e zente no; et che havia inteso esso proveditor esser disposto non si partir mai de lì; et cussì conclude mai esser per partirsi se non a pezo a pezo.