Or tutto il collegio parlava di tal cruda sententia, che mandava più in servitù pisani di quello erano prima: il ducha era perso, non sapea che dir, cognoseva credo haver fato mal, ma non era stà lui. Or misier Zuam Lucha da Pontremolo, qual era stà quello havia consejà tal iniqua sententia, vestito di veludo paonazo, era lì sentato, e tutavia el principe lo vardava; et parloe ditto misier Zuan Lucha in defension di la sententia, mostrando di non saper di promessa fata. Or poi el [590] ducha presentò un'altra scritura, dicendo la farete lezer si vi pareva. La conteniva: el ducha di Milan voler far novo acordo con la Signoria per il ben de Italia. Et il principe rispose: ne è l'amor, col tempo si vedrà, per nui non à manchato, semo osservadori di fede. Poi el ducha disse haver terminà andar la matina via, ma non vol andar acciò non para fuga di questa terra, et che doman verà a tuor licentia; et si partì acompagnato dal principe fino alla scala. Et è da saper sier Filippo Trum per non veder questo signor come el fu zonto si partì di collegio ed andò via; et al ducha niun li feva di bareta, imo quando andava per canal li barcharuoli cridava: magnàsa, magnàsa, et tutta la terra stava con gran dolor, et molti che non pensavano più oltra instigava quelli di collegio a non suportar, alcuni diceva vojo dar chi 1000 e chi 2000 duchati fazi guerra.
     
      In questa matina non fo leto alcuna lettera. Et da poi disnar non fo collegio; et a San Stephano fo predicato de corpore Christi, el qual predichator, di quel ordine dil qual ho scrito di sopra che messe le conclusion, andoe in pergolo da poi la predicha e si pentì, et poi andoe fuori di questa terra come fu sententiato; ed ozi fo gran consejo.