Vene il magnifico Zuliam di Medici; qual sentato apresso il principe racomandò do di Bibiena, et dete certe scripture, pregando el principe le volesse far lezer, qual non fo lete, ma date a Zorzi Negro secretario, et risposto per il principe bone parole, si faria.
Vene l'orator di Monferà, et disse in la materia di domino Marquardo; et il principe li disse quello el dimandava fo dil 37 et si vederia. Poi esso orator [652] fè lezer una lettera dil ditto domino Marquardo, che li scriveva di le nove de' sguizari et esser stà morti do soi fradelli et uno fiol da ditti sguizari, combatendo, et di una baruffa fatto sotto Costanza, et che si dicea la Signoria nostra ajutava sguizari, dice facea mal perché non si vol haver potenti vicini, et che si el re di romani è cativo, poi lui verà uno altro; poi ditto orator disse el ducha de Milan dicea per tutto la Signoria nostra esser in guerra col Turcho, et li à roto la paxe. Item, consegliò si mandasse a justificar con ditto re di romani, perché lui orator è chiaro la Signoria non dà ajuto a sguizari; poi dimandò di veder la lettera scriveva la Signoria nostra a li nostri oratori in Franza zercha il signor Constantim. Fo ringratiato di l'aviso, etc.
Et sier Marco Zorzi, qual era ussito di savio da terra ferma, disse in collegio: come havia parlato con li oratori fiorentini, quali erano soi amici; et li haviano ditto li soi signori volentieri si uniriano con la Signoria nostra, per tanto referiva. Li fo risposto, si consejerà.
Vene alcuni da Liesna, dolendosi di sier Alvise Barbarigo lhoro conte, che innovava alcune cosse, unde per la Signoria fu comesso la ditta cossa a l'uficio nostro di ordeni.
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I Diarii
Tomo II - prima parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1144 |
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