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      Et esser stati a Turin dove è Zuam Delz
      e secretario nostro, sta con spexa, et non vi è altri che il canzelier, li aricorda sia levato; et montono in barcha insieme col collega, veneno a Casal, fono honorati dal marchexe et dal signor Constantin, et li dete il disnar di pesse in barcha, el qual signor Constantin voria condurse con la Signoria nostra a stipendio. Item, laudò le do mulle, maxime quella li dete el principe nostro, quale sono optime cavalchature per li oratori anderanno in Franza. Item, veneno per Po a Cremona, fono visitati dal governador, et quelli dacieri volseno cerchar il burchio, licet havesseno lettere di passo et li parloe, tamen non cercono. Item, passò per Belforte, loco dil marchexe di Mantoa, dove li vene certi refrescamenti da parte dil signor con uno con sue lettere, qual si racomandava a la Signoria nostra, zonseno a Chioza, laudò sier Zorzi Pixani podestà, qual li dete alozamento. Quanto al spender: havia cavalli 25 per uno, benché da poi li quatro primi mexi mandasseno in driedo la mità per uno, et erano stati mexi 11 fuora et zorni 4, et a grossi 8 per bocha, potevano spender, et 4 per il cavallo, per uno ducati 2365; et lui havia speso, perché tutti havia fato separatamente, ducati 1325, zoè zercha ducati 1000 mancho di quello poteva spender in l'ordinario, et havia vivesto ben, et tutta la fameja si laudava, et era stato da lui a manzar forestieri etc. Et ne la fine disse: si havesseno mal operato dimandava perdon; et vene zoso di renga. Et el principe, justa el consueto, li [769] laudono tutti do, et li secretarii quali erano lì in piedi; et comandato streta credenza per esser tre consejeri nulla fato.


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I Diarii
Tomo II - seconda parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1091

   





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