[1499 07 07]A dì 7 lujo. In collegio. Fo domenega. Veneno li patroni di le galie grosse a scusarsi, et per el principe li fu fatto un gran rebuffo, et ne ordinoe a nui savii ai ordeni ozi dovessamo andar a far la zercha, et cussì andassemo, ma non sono in hordine.
     
      Veneno li do oratori di Franza, acompagnati con sier Hironimo Zorzi et sier Domenego Trevixam cavalieri, et sentati, portato il messal, el principe si levò in piedi et cavossi la bareta et jurò sanctis scripturis et sacris Dei evangelis, per lui et successorum nomine Domini di observare la liga come havia jurato la regia majestà e tutto il stado; dil qual atto fu fatto publico atto in canzelaria. Poi comunichoe una lettera abuta di Roverè, ozi, di cosse dei sguizari; et poi essi oratori disseno che la Signoria dovesse meter in hordine le zente, che la prima lettera haverano sarà dil romper harà fato le zente regie. Et il principe li dimandò si 'l re veria a l'impresa: risposeno non lo saper; e dimandatoli di le zente harà, disseno 1800 homeni d'arme, ch'è il doppio di quello nui semo obligati a tenir, perché uno homo d'arme franzese è 4 boni cavalli e do inuteli, et harà 8000 guasconi normani e picardi; et, per lo apontamento fato per quelli tre col ducha di Geler, tenirà seguri i confini di esso re da quelle parte.
     
      Vene l'orator di fiorentini, et dimandò da parte di soi signori, voria poter trazer di Brexa balote di fero; li fo risposto non voler, et haver denegado al ducha de Milan questo per li bisogni nostri. Et li fo ditto de' ducati 15 milia saria tempo di haver la nostra cauzion, et foli ditto con parole gajarde; et l'orator disse scriveria a' soi excelsi signori dil tutto.