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      Non haviamo adunque a chi più indubitamente né con magiore fiducia ricorrere, che a li piedi de la serenità vostra et di quella illustrissima Signoria, et in le brazia di la clementia et innata bontà sua, nui, la città, le done, li figlioli et ogni nostra fortuna remetere et relassare, et cossì faziamo suplicandola de gracia se degni non recusare questa nostra oblatione, perché non più fede trovarà in alcuno che sia a la ubidientia sua, che in noi, li quali soto l'umbra e soto il patrocinio di quella, siamo per difenderci totis viribus fino che a la benignità sua, che mai non ci manchò parrà et piacerà: judicando più felicemente divoti de San Marco socombere, che sotto altro segno vivere; et se haviamo a tenere più uno stile che un altro in la nostra defensione, se ne remetiamo totalmente in la serenità vostra, da' comandamenti de la quale non saremo mai alieni, come et più largamente referirano li nobeli Joane de Lante et Andrea dei Colti nostri oratori, a li quali la Signoria vostra se degni prestar fede come a nui proprii, et a la gracia d'essa humilmente ci ricomandiamo.
      Ex Palatio nostro die octavo julii (A. D. 1500).
      Supscriptio. E. V. serenitatis devotissimi servi anciani et vexilifer justiciae popoli et consilii pisani.
      [927] A tergo. Serenissimo principi, et domino domino observandissimo domino Augustino Barbadico inclitissimo dux Venetiarum. etc.
     
     
      [1499 07 17]A dì 17 lujo. In collegio. Vene prima monsignor di Beumonte orator di Franza, solo per esser il colega amalato, al qual per el principe li fo fato lezer la deliberation fata eri nel senato di scriver a Roma.


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I Diarii
Tomo II - seconda parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1879 pagine 1091

   





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