Vene l'orator francese, per il qual fu mandato, et foli comunichato questa lettera, et disse il corier suo č qui, tamen vol la copia di la effigie; et ā ricordā si dichi a l'orator di Milan, questo retenir di corieri et darli licentia se ne vadi. Li fo risposto, per el principe, non esser tempo fino non si sia in hordine. Et l'orator disse: ben ben. Poi li fo leto la lettera di 12 di Franza, perché le sue erano sta intercepte, have piacer di la bona volontā dil roy, qual verā a Garnopoli, et poi paulatim verso Aste, offerisse a la Signoria oro, arzento, nave, navilii, artilarie et tutto el regno etc. Or zercha el mandar lettere in Franza, fo consultato mandarle per via di Bergamo a Mixocho, con l'ordine lo mandino al Triulzi.
Et fu inteso in collegio come si pesava, per Andrea Bombem fa per nome de' ragusei, certi miara di piombo compradi per trazerli per Milan; et fo terminato mandarli a tuor, quali poi se intesero erano sta zā compiti di pesar. Et per quelli di l'arsenal, l'altro eri fo trovā do barche di arme andava a Trieste con lettere di l'orator di Milan, et qui drizate a misier Erasmo Brascha, et fo lette: li avisava gran nove secrete; le qual lettere fono lete con li cai di X, et le arme fono restituite, era poche, et le lettere no.
Vene l'orator di Napoli, domino Antonio Palmario, e disse il suo re dolersi di le cosse e nove dil Turcho, per esser a uno pericolo, e havia scrito al papa concordi li cristiani a uno, dice non pol far armata č povero re. Et per il principe li fo risposto gajardamente, il re feva mal a far questo modo, la Signoria nostra l'ajutō a reaquistar el suo regno, et che da fati a parole č gran tratto, e non č tempo di far tal acordo ora, ma esser gajardi contra turchi, etc.
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I Diarii
Tomo II - seconda parte
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1879
pagine 1091 |
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