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      Et in quel tempo fu facto intender, per mostanzì bassì, al nostro baylo, che la sason sarebe di far che gli bassà cerchassino dal signor, che missier Marcho Orio et compagni fussino liberati de la carcere; cossa che non hebe locho alchuno. Va oltra di questo el prefacto signor al suo [8] seraglio, nel qualle si atrova haver dui nostri zentilhomeni, l'uno da cha' Ferro e l'altro da cha' Diedo. Il qual da cha' Ferro era molto amato dal signor, et, per quanto si divulga, li ha posto assaissimo male impresion ne l'animo, a dano et jactura di questo excellentissimo stato; et si diceva certo, che 'l dicto dovevaussir capicì bassì, che hè officio molto honorato, nè par che sia seguito, anci non più si parla di luj. El Diedo veramente hè ussito fora con pochissima riputatione, salariato ad aspri 15 al zorno, che mancho quasi non si costuma a dar a un homo.
     
      De un pocho de dubitationche hebe el signor de' suoi gianizari.
     
      In ne li giorni passati, che 'l signor era ussito del suo seraglio, per andar, si dice, alquanto a spasso, una certa quantità de gianizari, da circha 50, se gli messe, vistolo, a far compagnia; et altri, visti quelli, si messeno in compagnia loro, achompagnando dicto signor. Il qual tutavia gli diceva: Fiuoli, andate con Dio, io ve ringratio; quasi se di loro havesse dubitato. Ma quelli non si partendo, anci tutavia più ingrossando il numero, el prefacto signor se ne ritornò al suo seraglio; et gionto che 'l fu a la porta di quello, gli fecie donar CCC milia aspri, da esser divisi, pari portione, infra di loro.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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