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      Et ochorse, che per sier Nicoḷ Zustignan li fo venduto certe robe; el qual, ś chomo lui mi ha comesso che io habia a refferir a la serenità vostra, dice che atrovandossi in chamera con el dicto ambassator, quello i dimanḍ di qual nation lui fosse. Et rispondendoli esser venitian, mostṛ haverne apiacer grandissimo, et disseli: La rason, perchè la tua Signoria fece pace con questo signor? Et lui li respose: Per haver sentito quella, cusś etiamdio [15] haver facto el tuo signor. Et da poi li dimanḍ per qual via si potesse mandar un homo da ĺ a qui; et lui gli disse, ch'è per molte al presente, che passi tuti erano aperti. Et anchora gli dimanḍ, se de qui si potesse haver artellarie: ma non li potè esser più risposto cossa alchuna per dicto sier Nicoḷ, rispeto a persone turchesche che sopragionseno in chamera, chustodi del prefacto ambassator, i qualli furono causa de risechar ogni processo di parlar fra loro. Et da poi, partito quello da Constantinopoli, inmediatamente el signor turcho fece far proclamo, con stricture et pene grandissime, che tuti che se atrovasseno de le monete de l'Ardevelli, andasseno fra breve tempo ad apresentarle in cecha; le qualle gli erano pagate un certo pretio l'onza; et tute quelle faceva disfar et bater suo monete di lui. Per la qual cossa non è niuno che si atrovi di tal moneta, che ardisse mostrarla a persona alchuna, per legrandissime pene et strecture imposte, chomo è dicto.
     
      De uno ambassator che 'l turcho manḍ a l'Ardevelli.
     
      Fra questo tempo medemo che 'l signor Ardeveli manḍ suo ambassator al turcho, et quello gli ne manḍ uno a lui; i qualli tuti dui ambassatori si doveteno scontrar per camino, se per una medesima via si abaterono andar.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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