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      El qual ambassator del turcho fo ricevuto dal signor Ardevelli con circha cavalli X milia armati. Et zonto, gli fece uno sumptuosissimo pasto, al qualle fece bever vino a tuti et manzar charne di porcho, vietata per la leze di Machometo. Et in quel convito gli fu apresentato alchuni presoni sui ribelli; el qual signor prese quelli, ne dete uno per uno a tuti circunstanti a lui, et praecipue al dicto ambassator. Et salvatone uno per lui, disse: Chui mi vorà bene farà sì chomo io. Et caciatoli uno pugnal nel peto, lo amazò. Por la qual cossa tuti feceno il medemo, et maxime lo ambassator. Al qual, poi ch'è disnato, gli donò una coppa d'oro, ne la qual gli havea dato a ber il vino; et con altri assai presenti et charece fu expedito da lui, et mandato via.
     
      Del signor Abdula, subdito del turcho.
     
      Atrovassi tra gli confini del turcho et quello de l'Ardevelli, o ver Sophì, uno signor che si dimanda lo Abdula, il qual rende obedientia grandissima al signor turcho, et havea sua figliuola da maridar. La qualle, a persuasion del suo signor, andete lui [16] medemo ad offerir per moglie al signor Ardevelli, et inchinandossi a lui, pregò che 'l si degnasse tuorla, et volesse andar a veder il suo paese, il qualle poteva reputar suo propio, con proposito, si egli ne andava, de farli tagliar la testa. Il qual tradimento essendo nascosto al signor Ardevelli, promesse tuor dicta sua figliuola per moier. Et quello partito, et expetandolo al tempo, essendo posto im ponto dicto Ardevelli per andar a tuor la dita dona, et preparati presenti di grandissimo precio per donarli, fu uno degli suoi consiglieri, che gli disse: Signor, advertissi a questa tua andata, perchè io tegno certo che più non habi a ritornar in queste bande.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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