Et che del campo del suo signor un giorno s'erano dipartiti alchuni giovani, per andar a robar nel campo del prefacto Ardevelli, et haveano portato da forsi sesanta teste de' suoi homeni, cossa credibille, anchora che di loro ne rimanesseno bona parte. Et più ne disse el dicto gianizaro, che il campo de l'Ardevelli era dopoi andato, visto non poter intrar per la via del passo da Trebisonda, a la volta de la Azemia, per vedere se da quella banda egli potesse intrare, et era paese di angusto passo. Et che il gran signor turcho havea mandato a dir al suo signor, suo figliuolo, per do vlachi, el si dovesse levar da quel paese de Trebisonda ad ogni modo, che lui gli daria stato altrove, dove egli volesse; et che quello non si havea vogliuto levar, ma gli havea risposo, chomo lui intendeva voler viver et morir in dicto paese. Et a presso ne disse anchora el predicto gianizaro, chomo l'Ardeveli havea preso il paese tuto de l'Abdula, el qual si atrovava circha quelli confini del turcho; et che 'l dicto Abdula era scampato in Trebisonda dal suo signor. Il qualle l'Ardeveli gli avea mandato a dimandar. Et che quello gli havea risposo, Idio havergli mandato uno oxello fugito di una cabia, et che 'l non seria honesto ni conveniènte lui ge 'l desse, perchè quello gli fosse macellator, ma che lui ne daria noticia al suo signor padre, et che tanto poi, quanto egli ordinasse, faria. De la seta del qual Ardevelli significo a vostra celsitudine esserne assaissimi in Constantinopolli, et tutavia oculti, però che non è alchuno ardito parlar moto di lui, per il terror grando et spavento ne è. Et questo è tuto quello gli posso riferir del dito Ardevelli.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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