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      Fu presa.
     
      Et avanti il lezer di le letere, sier Alvixe Mocenigo, el cavalier, venuto orator dil re di Franza, con mantel longo, per esser morta sua madre, andò in renga et referì la sua legatione, cazadi perhò li papalista. Et il sumario è questo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
     
     
      Copia di uno capitolo di leteredi sier Antonio Condolmer, orator nostro
      a presso il re christianissimo,
      date a Zenoa, a dì 6 mazo, ricevuta a dì X.
     
      Come fo dal re e si alegrò di la vitoria. Volendo lezer la letera di la Signoria nostra, soa majestà dise: Nanì, nanì, idest non bisogna, io vi credo; et ringratiò la Signoria che sia aliegra dil suo ben. Esso orator li rispose: Sacra majestà, tenga per certo quella che il nostro illustrissimo dominio cognosce quella bona, vera alianza et confederazion nostra, esser una fabricha, in la qual la majestà vostra tien luogo di la colona principal; quanto più questa colona si fortificha, stano contenti et sicuri. Soa majestà rispose in francese: Per mia fe', vuj dite el vero. Se noi semo insieme alcun non ne darà fastidio; et se pur alcun darà, harà de le bote da nui. El re di romani manaza ben, ma non ha posanza.
     
     
      [1507 05 16]A dì 16. Fo gran conseio. Fo publichà la condanason, fata in 4.tia civil e criminal, di sier Zuan Alberto Contarini, fo podestà a Zervia, per el piedar di sier Jacomo Barbaro, olim et in hoc casa [78] auditor novo, sinico in le parte di Romagna etc.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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