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      [1507 07 25]A dì 25. Fo gran consejo. Et fo chiamà molti zentilomeni, ad andar contra do oratori di Franza si aspectano, come ho scripto di sopra. Et cussì veneno il dì sequente; alozono a presso Laschari a San Stefano.
     
      In questa matina l'orator yspano fo a la Signoria, con letere dil re di Napoli e di Ragon, credential, dicendo era venuto per starvi qui. Foli fato bona ciera per il principe, per l'amor era con la catholicha alteza e questa illustrissima Signoria nostra. È cathelano e huomo, ut dicitur, da ben; et è valenziano.
     
      [1507 07 26]A dì 26. La matina vene Tangavardin, orator dil soldan, in colegio a tuor licentia; si parte. Era con lui sier Marin da Molin, va consolo in Alexandria, et quelli sora il cotimo. Fo vestito di restagno d'oro fodrà di zebelini: la vesta costa ducati 300; do caschì, cazache di veludo verde, 8 altri di scarlato et 6 di verde, zoè panno. Et fo acompagnà, con trombe dil doxe e altri diverssi instrumenti, per la piaza, et andò a caxa a la Zuecha. Etiam li è stà dato ducati 1000 venitiani, pur a conto di cotimo. Item, va con le galie dil trafego, sopra la galia patron sier Luca Loredam.
     
      Da poi disnar fo pregadi. Et leto le infrascripte letere:
     
      Di Verona, di rectori. Come el cavalier Cavriana, zenero dil marchese di Mantoa, qual era in disgratia soa per certi excessi, et amazò il suo favorito milanese, questo si era conzo per capo di [123] squadra dil conte di Pitiano, capitanio zeneral nostro. Or a questi zorni, lì versso mantoana, fo tradito et menato sopra quel di Mantoa, et retenuto e dato in le man dil marchexe.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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