Et vene con lui uno orator dil gran maistro di Milan, venuto per stafeta, nominato monsignor di ... El qual in colegio disse, che voleva dir questa venuta di fanti, et non esserli stà devedata etc., adeo francesi dubitavano non fusse intelligentia. Il [228] principe, sì come zà era stà scrito a Milan e in Franza, justificò la cossa; li disse le provision fate; adeo rimase satisfato et il zorno sequente ritornò a Milan.
Da poi disnar fo pregadi. Et leto le infrascripte letere:
Da Milam, dil secretario, più letere. Come, inteso monsignor di Chiamon, gran maistro di Milan, il passar di fanti alemani, dubitò grandemente di la Signoria, et coloquij abuti con esso secretario. El qual li disse non havia dormito la note, fato molte provision etc., et expedito uno suo nontio qui per stafeta. Item, di sguizari à letere esser risolti non voler mandar a la dieta a Turich niun, e non voleno esser contra la christianissima majestà. Item, ha mandà missier Zuan Jacomo Triulzi, con 300 lanze, im parmesana, e bon numero di fanti, con hordine vedi di amazar ditti fanti, et andarli a trovar fino a Bozolo. Item, si à dolto col secretario, aver inteso li vermeneschi, et il conte Filippo di Rossi, esser sul nostro per far novità im parmesana. Poi disse erano sul ferrarese; et altre particularità, ut in litteris.
Di Cremona, di sier Polo Antonio Miani et sier Pollo Capello, el cavalier, rectori. Come haveano auta una letera dil vescovo di Mantoa e di quel signor Lodovico di Gonzaga, di Bozolo, dove li fanti alemani sono alozati, come il marchese di Mantoa li vol venir contra, et non sano perchè; e che sono recomandati a la Signoria; et di li fanti venuti lì etc.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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