Et cussì poi, horre 3 da poi, zonse letere di sier Alvise Malipiero, podestà, et sier Francesco Bragadim, capitanio di Verona, avisava, come eri zonse lì uno araldo dil re di romani, o ver maistro di caxa, con 5 cavalli, con una letera drizata al podestà sollo, per la qual il re lo avisava dovesse preparar alozamento in veronese per le sue zente, perchè el si volleva venir a incoronar, dicendo rispondese, perchè staria 3 zorni lì. Et esso potestà, insieme col capitanio, mandò la [255] dita letera a la Signoria, acciò advisase quello havesseno a risponder. Etiam mandò a dir a sier Zorzi Emo, provedador, qual era lì in Verona, in vescoado. Or in colegio, con il consejo di X consultato la risposta, perchè bisognava celerità, li fo rescrito che esso podestà dovesse risponder cussì: che lui era messo lì per nome di la illustrissima Signoria, per governar quella terra e dar raxon, et che di questo stava a la illustrissima Signoria; et che quando soa majestà vegneria pacifice et quiete per incoronarsi, era certo la illustrissima Signoria nostra l'onoreria, come ha fato alias a suo padre et altri; et in letera risponder dovesse a la cesarea majestà. Fo etiam scrito, meravegliandossi che il provedador Emo non scriva unito con lhoro, e di questo; et che domino Alexandro Triulzi sapesse questo, e spazò a l'orator suo qui 3 horre avanti zonzesse le letere di essi rectori etc.
[1508 01 25]A dì 25, fo el dì di San Pollo. Fo vento, niollo, et la sera pioza. Et la matina fo mandà tutti via, et non dato audientia a niuno, et expedito il signor Bortolo d'Alviano, qual si partì e ritornò in Friul.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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