Et per evitare questo pericolo, pigliai alla Muta l'altra via, la quale va in Zoldo, quasi per tramontana, ma difficilima et molto più longa; imperhò in la sua dificultà era sicuro de' nimici, et veniva ad calare ad Zibiana et Valle con avantagio fine lì; et arrivamo in Zoldo il lunidì, bagnati et morti. La note, venendo lo martidì, cadde una grossa neve, in modo che fummo sforzati stare lì, con poco pan et aqua, el martidì, el quale dì io consumai in fare rompere la neve, con tanta fatiga, che mai tanta ne provai. El mercordì ad terza io inviai le gente ad quello camino. Et sapia vostra serenità, che haveva meco circha 100 homeni d'arme et circha 220 balestrieri a cavalo, et non oltra 170 stradioti, fanti in vero erano 1500 im più; et per tuto el mercordì, et la note sequente tutta, non potè arivare la compagnia a Valle, che in tuto erano 8 miglia de camino; et questo sollo per dificultà de l'erta del monte e delle neve. Questo camino se parte, mezo in ascendere et mezo in descendere. La matina, che fu el giobia, a dì dui de marzo, dui hore nanti dì, la persona mia fu in Valle; et prima haveva facto ocupare la Chiusa de Venasso, quale fu via de li inimici, venendo per Misurina im Ampezzo, et de Ampezzo a dicta Chiusa. Gionto a Valle, missi mie scolte versso Pieve, dove erano li nimici; et poi atesi ad alogiare sì quietamente, che li nimici non sentirono mai. Allogiati li stradioti, gente disordinatissima, ch'ancora che ben fussero admoniti da me, misero foco in una casa; per il che pensando, come fu, esser scoperto, fui sforzato spingere in ordinanza le nostre gente a la volta de i nimici, cossì strachi, che certo mia opinione era lassarli arivare tutti, et refrescarli con un poco de quiete, che altro non li posseva dare, lassando alcuni ad remediare al foco.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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