Ma perchè qualche scopitiero mancò de l'offitio suo, todeschi hebbeno ocasione di fare gran difesa con archibusi et sassi, del che furono feriti alcuni, e 'l signor Carlo, virilmente sagliendo, morto; el che forse non saria ocorso, se io havesse potuto essere in l'uno e l'altro loco. Io non prima giunsi al primo revellino, che Cola Moro, Hironimo Grancio, el Turcheto, Alfonso da Siena, et uno de mie' stafieri, chiamato Morgante, poste le scale, vi salirno. Et calato il ponte, intrò la mia bandiera con circha X homeni d'arme mei, et la bandiera del signor Piero, con una multitudine di fanti, et li missie' Lactantio, Valgulio portatore de la bandiera; tra li qualli era lo conte Sertorio da Colalto. Et alcuni de quelli fanti, con acette et palli di ferro et pichi, tanto rupero della porta del sicundo rivellino, la qualle li nimici con trave et terra havevano riparata, che con dificultà ad uno ad uno vi si posseva intrare; et cossì, come più expediti, vi intraro prima dui fanti, et poi missier Constantino, el conte Sertorio, et poi homeni d'arme et lanze spezate mie e fanti mescolati, con tanta pronteza de animo, che in vero meritano gran laude. Poi si cominziò ad brusciare e tagliare la porta de la torre, qualle da la mastra torre con sassi gagliardamente defendeano, et certo im brevità si fracassava. Per il [351] che, vedendossi todeschi da due parte senza intermissione combatere, et vedendo non poter defendersi da tanta furia, domandarno patti; et cossì, salvatoli le persone, hebbi la rocha.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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