Letera di 16, horre una di nocte. Come quel zorno erano stati in consulto zercha il piantar l'artelarie. El signor Zuan Jacomo non vol che per sta notte se faza alguna cossa, perchè doman el vol pagar le sue zente; sì che non sa che dir, tien non si voi far 0. Et ozi, a hore 22, il provedador Emo, come disperato ussì di caxa e andò a veder li repari nostri che se fazeano. Et al ritorno, li spagnoli si haveano apizato con li nostri et cridavano: Arme! Arme! E volendo tornar a caxa, li fo messo le man al pecto da i spagnoli, et pocho manchò che non sia stà morto da' diti spagnoli; e li fo trato alguni lanzadi, qualli reparò con il brazo, tamen l'ave di una lanza su la testa, e Dio volse la zonse a mezo l'asta scarssa et non li ha fatto mal, et si reduse a caxa. Et se non vedeano le nostre zente d'arme in hordine, [483] et dubitono essi spagnoli, e si retirono; e li capetanij si cazono in mezo et fonno destachati et morti alcuni. Se ha ordinato, che tutta quella nocte che vien si stagino in arme. Conclude, dubita star lì e dubita di spagnoli nostri.
Letera di 17, hore 24. Come si ha deliberato ozi fermamente di poner quella nocte le artellarie soto soto le mure; et spera doman scriver qualche bona operation. E quella sera hanno posto le zente in hordine, qualle hanno a presentarle al reparo soto le mure; et si ha preparato il tutto. Et in fine dize, tenuta fin 18 da matina, come eri sera el capetanio di le fantarie, con zercha 1700 de li nostri, et zircha 2500 tra spagnoli, Jacomo Corso et Manzino da Bologna, se apresentò soto la Piera et conduse li cabioni, e scomenzò al far del reparo, per star le artelarie e fantarie al coperto di le bombarde; e facto li repari, hanno tirato li 4 canoni, colobrine, sacri et falconeti al loco suo.
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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia 1882
pagine 1294 |
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