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      Le strade tutte et case piene de ruine et corpi morti, che comenzano render tanto fetore, che non se ge po' aproximar; adeo che tutta la terra è abandonata et reduti a le campagne, abandonado robe et quello hanno, perchè con effetto non se ge po' stare, per esser la terra streta, con uno pocho de piaza, senza orti, corte o terra vacua, dove se possi redursi. I vilazi, per quel che de horra in horra sentimo, sono per la major parte ruinati. Il castel de Sitia è tutto ruinato; et il retor, con tutti li homeni, è reduti al borgo, per quel che havemo, per sue in questa horra recepute, con altre che 'l scrive a la illustrissima Signoria. Retemo, intendendo haver hauto, gratia Dei, poco damno. Da la Cania non havemo ancora nova. Qui son morti, per quel che fin horra potemo intender, de circha persone 400. Il palazo del duca l'è im bona parte ruinato dal canto vechio, dove per ventura il non habitava; il resto è tutto resentito. Sua magnificencia, era ussita fora et è tornato dentro, il giorno sta ne l'offitio de l'avogaria, soto la parte bona del suo palazo; la notte, con la fameglia, dorme in uno casonzello de tavole su la piaza da quel canto. Il palazo mio è tutto aperto et resentito et minaza ruina. Jo mi atrovava haver cenato et apena in zipom mi redusi in corte, che è streta, con le fabriche alte atorno, dove aspetava da qual canto che 'l me vegnisse adosso, acompagnato da li [571] merli, che vegniano zoso a pezo a pezo. Di foravia per le strate li homeni, done, con li puti, erano coperti da le ruine, con cridori et remor grandissimo; sì che non se sa apena dove poter fugir.


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I Diarii
Tomo VII
di Marino Sanuto
Editore Visentini Venezia
1882 pagine 1294

   





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