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      Ma perché egli ha sostenute le censure per un anno et ha ardito d'appellare al futuro concilio, cosa proibita da Pio e Giulio II sotto le pene degli eretici, poteva proceder alla condannazione senza altro; nondimeno, scordato delle ingiurie, ammonisce esso Martino e quelli che lo difendono che debbiano desister da quelli errori, cessar di predicare, et in termine di 60 giorni, sotto le medesime pene, aver rivocati tutti gli errori sudetti et abrusciati i libri: il che non facendo, gli dichiara notorii e pertinaci eretici. Appresso commanda a ciascuno, sotto le stesse pene, che non tenga alcun libro dell'istesso Martino, se ben non contenesse tali errori. Poi ordina che tutti debbano schifare cosí lui, come i suoi fautori; anzi commanda a ognuno che debbiano prenderli e presentarli personalmente, o almeno scacciarli dalle proprie terre e regioni; interdice tutti i luoghi dove anderanno; commanda che siano publicati per tutto e che la sua bolla debba essere letta in ogni luogo, scommunicando chi impedirà la publicazione; determina che si creda alli transonti, et ordina che la bolla sia publicata in Roma, Brandeburg, Misna e Manspergh.
      Martino Lutero, avuto nova della dannazione della sua dottrina e libri, mandò fuori una scrittura facendo repetizione dell'appellazione interposta al concilio, replicandola per le stesse cause. Et oltre di ciò, perché il papa abbia proceduto contra uno non chiamato e non convinto, e non udita la controversia della dottrina, anteponendo le opinioni sue alle Sacre Lettere e non lasciando luogo alcuno al concilio, si offerí di mostrare tutte queste cose, pregando Cesare e tutti i magistrati che per diffesa dell'autorità del concilio ammettessero questa sua appellazione, non riputando che il decreto del papa oblighi persona alcuna, fin che la causa non sia legitimamente discussa nel concilio.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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