Le quali cose considerate da esso imperatore e dalli consiglieri suoi di tutte le nazioni suddite a lui, insistendo ne' vestigii degl'imperatori romani suoi predecessori, avendo conferito in quel convento di Vormazia con gli elettori et ordini dell'Imperio, col consiglio loro e assenso, se bene non conveniva ascoltar un condannato dal sommo pontefice et ostinato nella sua perversità e notorio eretico, nondimeno, per levar ogni materia di cavillare, dicendo molti ch'era necessario udir l'uomo prima che venir all'essecuzione del decreto del pontefice, risolveva mandar a levarlo per uno di suoi araldi, non per conoscere e giudicare le cose della fede, il che s'aspetta al solo pontefice, ma per ridurlo alla dritta via con buone persuasioni. Passa poi a raccontare come Martino fu introdotto nel publico consesso, e quello di che fu interrogato e ciò che rispose, sí come di sopra è stato narrato, e come fu licenziato e partí.
Poi segue concludendo che pertanto, ad onor di Dio e riverenza del pontefice e per debito della dignità imperiale, con consiglio et assenso degl'elettori, prencipi e stati, esseguendo la sentenza e condanna del papa, dicchiara d'aver Martino Lutero per notorio eretico e determina che da tutti sia tenuto per tale, proibendo a tutti di riceverlo o difenderlo in qualunque modo, commandando sotto tutte le pene a li prencipi e stati che debbano, passato il termine delli 20 giorni, prenderlo e custodirlo e perseguitar ancora tutti i complici, aderenti e fautori suoi, spogliandoli di tutti i beni mobili et immobili.
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