Manda insieme il decreto di Leone et il bando di Cesare, essortando che il decreto del papa fosse ricevuto et obedito, e quello del imperatore immitato, e notò particolarmente la persona e la dottrina di Zuinglio e de suoi aderenti, sí che constrinse Zuinglio a dar conto di tutto quello che insegnava alli colleghi e sodisfar il senato. E scrisse ancora al vescovo, insistendo principalmente sopra questo, che non erano da tolerar piú longamente i sacerdoti concubinarii, di dove veniva l'infamia dell'ordine ecclesiastico et il cattivo essempio alli popoli e la corruzzione della vita generalmente in tutti: cosa che non si poteva levare, se non introducendo, secondo la dottrina apostolica, il matrimonio. Scrisse ancora in propria difesa a tutti i cantoni de svizzeri, facendo in particolare menzione d'un editto fatto dalli loro magistrati maggiori, che ogni prete fosse tenuto ad aver la concubina propria, acciò non insidiasse la pudicizia delle donne oneste, soggiongendo che se ben pareva decreto ridiculoso, era nondimeno fatto per necessità e non doveva esser mutato se non che quanto era constituito al favor del concubinato, al presente doveva esser tramutato in matrimonio legitimo.
Il moto del vescovo indusse i dominicani a predicar contra la dottrina di Zuinglio e lui a difendersi. Perilché anch'egli scrisse e publicò 67 conclusioni, le quali contenevano la sua dottrina e toccavano li abusi del clero e delli prelati. Onde nascendo molta confusione e dissensione, il senato di Zurich entrò in deliberazione di sedare i tumulti, e convocò tutti i predicatori e dottori della sua giurisdizzione.
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