Il pontefice Leone, angustiato da ambedue le parti, non sapeva che desiderare. Vedeva che ogni giorno l'obedienzia andava diminuendosi et i popoli intieri separandosi da lui, e ne desiderava il rimedio del concilio; il quale, quando considerava dover esser peggior del male, portando la riforma in consequenza, l'aborriva. Andava pensando via e modo come far un concilio in Roma o in qualche altro luogo dello Stato ecclesiastico, come il suo predecessore et esso avevano celebrato pochi anni innanzi il Lateranense con buonissimo frutto, avendo con quel mezo sedato lo scisma, ridotto il regno di Francia ch'era separato e, quello che non era di minor importanza, abolita la Pragmatica Sanzione, doppiamente contraria alla monarchia romana, sí perché era un essempio di levarli tutte le collazioni de' beneficii, gran fondamento della grandezza pontificia, come anco perché era una conservazione della memoria del concilio basileense, e per conseguente della soggezzione del pontefice al concilio generale. Ma non vedeva poi come un concilio di quella sorte potesse rimediar al male, il quale non era nelli prencipi e gran prelati, appresso i quali vagliono le prattiche et interessi, ma era nei popoli, con quali averebbe bisognato realtà e vera mutazione.
[Il papa in queste ambiguità si muore e gli succede Adriano VI]
In questo stato di cose, nel fine dell'anno 1521, passò di questa vita papa Leone. E nel principio dell'anno seguente, a 9 di genaro, fu creato Adriano, la cui assonzione al pontificato, essendo fatta di persona che mai era stata veduta in Roma, incognita ai cardinali et alla corte e che allora si ritrovava in Spagna, e, del rimanente, era anco opinione del mondo ch'egli non approvasse i costumi romani et il libero modo di vivere de' corteggiani, rivoltò i pensieri di tutti a questo; in modo che le novità luterane non erano piú in nissuna considerazione.
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