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      La qual dottrina quando fosse divulgata et autorizata, vi sarebbe pericolo che gl'uomini eziandio letterati non concludessero da quella che la concessione del papa non giova niente, ma tutto dev'essere attribuito alla qualità dell'opera, cosa che diminuirebbe affatto il fervore in acquistare l'indulgenze e la stima dell'autorità pontificia. Aggionse il cardinale che doppo l'avere, per commandamento di Leone, fatto essatto studio in questo soggetto l'anno medesimo che nacquero le contenzioni in Germania, e scrittone un pieno trattato, l'anno seguente, essendo legato in Augusta, ebbe occasione di ventilarlo e trattarne piú diligentemente, parlando con molti et essaminando le difficoltà e motivi che turbavano quelle provincie, et in due colloqui ch'ebbe con Lutero in quella città, discusse pienamente la materia, la quale avendo ben digerita, non dubitava di poter dire asseverantemente e senza pericolo di prender errore ch'altra maniera non vi era di rimediare ai scandali passati, presenti e futuri che ritornando le cose al suo principio. Essere cosa chiara che, quantunque il papa possi liberare col mezo delle indulgenze i fedeli da qualsivoglia sorte di pena, legendo però le decretali, chiaramente apparisce l'indulgenza essere un'assoluzione e liberazione dalle pene imposte nella confessione solamente. Perilché, ritornando in osservanzia i canoni penitenziali andati in desuetudine, et imponendo, secondo quelli, le condecenti penitenze, ognuno chiaramente vedrebbe la necessità et utilità delle indulgenze e le cercherebbe studiosamente per liberarsi dal gran peso delle penitenze, e ritornerebbe l'aureo secolo della Chiesa primitiva, nel quale i prelati avevano assoluto governo sopra i fedeli, non per altro, se non perché erano tenuti in continuo essercizio con le penitenze; dove ne' tempi che corrono, fatti oziosi, vogliono scuotersi dalla obedienza.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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