Gli fu risposto da' prencipi (perché Cesare era in Spagna, come si è detto di sopra), dopo aver ringraziato il pontefice della benevolenza, che ben sapevano il pericolo imminente per la mutazione della dottrina nella religione: che perciò nella dieta dell'anno inanzi avevano mostrato al noncio del pontefice Adriano il modo e via di componer i dissidii, e gli avevano anco dato in iscritto tutto quello che desideravano e ricercavano da Roma, la qual scrittura credevano che fosse stata da Adriano ricevuta, avendo il noncio promesso di consegnarla; sí come anco tenevano che a tutti fossero noti i gravami che la Germania riceveva dall'ordine ecclesiastico, essendo publicati in stampa, e sino a quell'istante erano stati aspettando che i loro giusti desiderii fossero essauditi, come tuttavia aspettavano. Perilché, s'egli allora aveva qualche ordine o instruzzione dal pontefice, lo pregavano d'esporlo, acciò si potesse insieme con lui consegliare il tutto.
[Il cardinale legato sfugge con dissimulazioni e promesse]
A questo il legato, seguendo la commissione datagli, replicò: non saper che fosse stata portata al papa né a cardinali alcuna instruzzione del modo e via di componer il dissidio della religione; ben gli accertava dell'ottima volontà del pontefice, dal quale egli aveva pienissimo potere di far tutto quello che avesse servito a tal fine, ma che toccava a loro di metter inanzi la via, i quali sapevano la condizione delle persone et i costumi della regione. Esserli molto ben noto che Cesare, nella dieta di Vormazia, di loro consenso, aveva publicato un editto contra i luterani, al quale alcuni avevano obedito et alcuni no; della quale diversità e varietà egli non ne sapeva la ragione, ma ben li pareva che inanzi ogni altra cosa si dovesse deliberar del modo d'esseguirlo.
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