Contenevano 37 capi, circa il vestire e conversare dell'ordine clericale, circa il ministrar gratis i sacramenti et altre fonzioni ecclesiastiche, sopra i conviti, sopra le fabriche delle chiese, sopra quelli che s'avevano a ricever alli ordini, sopra la celebrazione delle feste, sopra i digiuni, contra i preti che si maritavano, contra quelli che non si confessavano e communicavano, contra i biastematori, sortilegi divinatori et altre cose tali. Infine era commandata la celebrazione de' concilii diocesani in ogni anno per osservanzia di quei statuti, dando ai vescovi potestà d'invocare il braccio secolare contra i transgressori.
Divulgato l'editto di riforma, i prencipi e vescovi che nella dieta non avevano consentito alla dimanda del cardinale restarono offesi, cosí di lui, come di tutti quelli che erano convenuti con esso in Ratisbona, parendo loro restar ingiuriati dal legato, che avesse voluto far un ordine generale per tutta la Germania con intervento d'alcuni pochi solamente, e tanto piú dopo che gli era stato dimostrato che non fosse per riuscirne alcun bene. Si riputarono anco ingiuriati da que' pochi prencipi e vescovi, che soli s'avessero assonto d'intervenire ad obligar tutta la Germania, contra il parere degli altri. S'opponeva anco a quella riformazione: prima, che tralasciate le cose importanti, come se in quelle non vi fosse alcun disordine, si provedesse alle cose di leggierissimo rilevo; perché poco male pativa la Germania per gli abusi del clero minuto, ma gravi per le usurpazioni de' vescovi e prelati, e gravissimi per quelli della corte romana; e nondimeno, come se questi fossero stati piú ordinati che nella primitiva Chiesa, non se ne faceva menzione; poi, per quanto s'aspettava anco al minuto clero, non si trattava delli principali abusi, ma di quelli che meno importavano, che era quasi un approvar gli altri; e quelli anco che si riprendevano erano lasciati senza veri rimedii, col solo notarli, non applicandovi la medicina necessaria per sanar il male.
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