Il pontefice ancora, per esser restata l'Italia senza difesa in arbitrio de' ministri cesarei, pensava a se stesso e come congiongersi con altri che lo potessero difender dall'imperatore, dal quale si era alienato, vedutolo fatto cosí potente che il ponteficato li restava a discrezioneNell'anno 1526 si tornò alle medesime trattazioni in Germania et in Italia. In Germania, essendo ridotti tutti gli ordeni dell'Imperio alla dieta in Spira nel fine di giugno, fu posto in deliberazione per ordine speciale di Cesare in che modo si potesse conservar la religione cristiana e gli antichi costumi della Chiesa, e castigar i violatori. Et essendo i pareri cosí diversi che non era possibile concluder cosa alcuna, i rappresentanti cesarei fecero leggere le lettere imperiali, dove Carlo diceva aver deliberato di passar in Italia et a Roma per la corona e per trattar col pontefice di celebrar il concilio; per tanto commandava che nella dieta non si statuisse alcuna cosa contra le leggi, ceremonie e vecchi usi della Chiesa, ma fosse osservata la formula dell'editto di Vormazia e si contentassero di portar in pazienza quella poca dimora, sin che egli avesse trattato col pontefice la celebrazione del concilio, il che sarebbe in breve, perché col trattar le cose della religione in una dieta, piú tosto ne nasce male che bene.
[È richiesto un concilio nazionale da' tedeschi]
Le città per la maggior parte risposero esser loro desiderio di gratificar et ubedir Cesare, ma non veder il modo di far quello che egli nelle lettere commandava, per esser accresciute e crescer continuamente le controversie, particolarmente sopra le ceremonie e riti; e se per lo passato non s'aveva potuto osservar l'editto di Vormazia per tema di sedizioni, la difficoltà esser molto maggiore al presente, come s'era dimostrato al legato del pontefice; sí che se Cesare si ritrovasse presente e fosse informato dello stato delle cose, non ne farebbe altro giudicio.
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