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      E se ben tutte le ragioni si risolvono con questo solo, che sopra la fede del pontefice ogni uno debbe acquetarsi, nondimeno la Santità Sua, per la molta prudenza e maneggio delle cose, poteva conoscer esser necessario condescendere all'imperfezzione degli altri, e, compassionando, accommodarsi a quello che, quantonque secondo il rigore non è debito, però secondo l'equità è conveniente. E quanto a' voti deliberativi del concilio, discorreva che, essendo introdotti per consuetudine e parte per privilegio, s'apriva un gran campo a lui d'essercitar la sua benignità, introducendo altra consuetudine piú propria a' presenti tempi. Perché, se già gli abbati per consuetudine furono admessi per essere gli piú dotti et intendenti della religione, la ragione vuole che al presente si faccia l'istesso con persone d'ugual o maggior dottrina, se ben senza titolo abbaciale. Ma il privilegio dar materia di sodisfar ogni uno, perché concedendo simile privilegio a qualonque persona che possi far il servigio di Dio in quella congregazione, si farà apponto un concilio pio e cristiano come il mondo desidera.
     
     
      [Cesare chiede libertà a' protestanti fin al concilio]
     
      A queste ragioni essendo risposto con i motivi detti di sopra, non poté Cesare ottener altro dal pontefice, onde restò per allora il negozio imperfetto, et attese l'imperatore a sollecitar il trattato di concordia incomminciato; il quale ridotto a buon termine, instando la guerra turchesca, fu publicata finalmente la composizione alli 23 di luglio che fosse pace commune e publica tra la Cesarea Maestà e tutti li Stati dell'Imperio di Germania, cosí ecclesiastici come secolari, sino ad un generale, libero e cristiano concilio, e fra tanto nissuno per causa di religione possi mover guerra all'altro, né prenderlo o spogliarlo o assediarlo, ma tra tutti sia vera amicizia et unità cristiana.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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