[Cesare e 'l papa s'abboccano di nuovo a Bologna]
Scacciato il Turco dall'Austria, Cesare passò in Italia et in Bologna venne in colloquio col pontefice, dove trattarono di tutte le cose communi; e se ben tra loro fu rinovata la confederazione, dal canto però del pontefice non vi era intiera sodisfazzione, e per la libertà di religione concessa in Germania, come si è detto, e perché non erano concordi nella materia del concilio. Perseverava l'imperatore, conforme alla proposizione dell'ambasciatore suo l'anno inanzi, ricchiedendo concilio tale che potesse medicar i mali di Germania: il che non poteva esser, se i protestanti non vi avevano dentro parte. Il pontefice insisteva nella deliberazione d'allora, che non averebbe voluto concilio di sorte alcuna, ma pure, quando vi fosse stato necessità di farlo, che non si celebrasse fuori d'Italia e che non vi avessero voto deliberativo se non quelli che le leggi pontificie determinavano. Alla volontà del pontefice Cesare si sarebbe accommodato, quando si fosse trovato via di operare che i protestanti si fossero contentati, e per certificar di ciò il pontefice propose che mandasse in Germania un noncio, et egli un ambasciatore, per trovar forma e temperamento a queste difficoltà, promettendo che l'ambasciatore suo si reggerebbe secondo la volontà del noncio. Il pontefice ricevette il partito, non però pienamente sodisfatto dell'imperatore, tenendo per fermo che quando l'ufficio di ambedue i ministri non avesse sortito effetto, Carlo averebbe cercato che la Germania avesse sodisfazzione, e d'allora risolvé Clemente di restringersi col re di Francia per poter con quel mezo metter sempre impedimento a quello che l'imperatore proponesse.
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