In essecuzione del partito proposto et accettato, doppo la Pasca dell'anno 1533 mandò il pontefice Ugo Rangone, vescovo di Reggio; il qual andato con un ambasciatore di Cesare a Giovanni Federico, elettore di Sassonia, che pochi mesi inanzi era successo al morto padre come principale de' protestanti, espose la sua commissione: che Clemente dal principio del suo pontificato sempre aveva sopra le altre cose desiderato che le differenze di religione nate in Germania si componessero, e per ciò vi aveva mandato molte persone eruditissime; e se bene la fatica loro non era riuscita, ebbe il pontefice nondimeno speranza che all'andata di Cesare doppo la sua coronazione il tutto si perfezzionasse; né avendo sortito il fine desiderato, Cesare, ritornato in Italia, gli aveva dimostrato che non vi era rimedio piú commodo che per un concilio generale, desiderato ancora da' prencipi di Germania. La qual cosa essendo piacciuta al pontefice, cosí per bene publico come per far cosa grata a Cesare, aveva mandato lui per pigliar appuntamento del modo del futuro concilio e del tempo e del luogo. E che quanto al modo et ordine proponeva il pontefice alcune condizioni necessarie.
La prima, che dovesse esser libero e generale, sí come per il passato i padri sono stati soliti di celebrare. Poi, che quelli da chi è ricercato il concilio promettino et assicurino di dover ricever i decreti che saranno fatti: imperoché altrimente la fatica sarebbe presa in vano, non giovando fare leggi che non si vogliano osservare; poi, ancora, che chi non potrà esser presente, vi mandi ambasciatori per fare la promessa e dar la cauzione.
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