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      Rispose nondimeno dopo pochi giorni l'elettore, avere sentito molta allegrezza che Cesare et il pontefice siano venuti in deliberazione di far il concilio, dove, secondo la promessa fatta piú volte alla Germania, si trattino legitimamente le controversie con la regola della parola divina. Che egli, quanto a sé, volontieri risponderebbe allora alle cose proposte; ma perché sono molti prencipi e città che nella dieta d'Augusta hanno ricevuta la medesima confessione che lui, non esser conveniente ch'egli risponda senza loro, né meno utile alla causa; ma essendo intimato un convento per li 24 di giugno, si contenti di concedere questa poca dilazione per aver conclusione piú commune e risoluta. Tanto maggiore fu il piacere e la speranza del noncio, il qual averebbe desiderato che la dilazione fosse piú tosto d'anni che di mesi. Ma i protestanti, ridotti in Smalcalda al sudetto tempo, fecero risposta ringraziando Cesare che, per la gloria di Dio e salute della republica, abbia preso questa fatica di far celebrar un concilio; la qual fatica vana riuscirebbe, quando fosse celebrato senza le condizioni necessarie per risanare i mali di Germania; la quale desidera che in esso le cose controverse siano definite col debito ordine, e spera d'ottenerlo, avendo anco Cesare in molte diete imperiali promessone un tale, quale con matura deliberazione de' prencipi e stati è stato risoluto che si celebrasse in Germania; atteso che essendo con occasione delle indulgenze predicate scopertosi molti errori, il pontefice Leone condannò la dottrina et i dottori che manifestarono gli abusi, nondimeno quella condanna fu oppugnata con i testimonii de' profeti e delli apostoli.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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