Perilché si trattavano piú tosto articoli che il merito della causa. E si fermò la disputa nell'articolo degli attentati, nel quale sentenziò il pontefice contra il re: prononciando che non gli fosse stato lecito di propria autorità, senza il giudice ecclesiastico, separarsi dal commercio congiugale della moglie. La qual cosa udita dal re nel principio di quest'anno 1534, levò l'ubedienza al pontefice, commandando a tutti i suoi di non portar danari a Roma e di non pagar il solito danaro di san Pietro. Questo turbò grandissimamente la corte romana e quotidianamente si pensava di porgergli qualche rimedio. Pensavano di proceder contra il re con censure e con interdire a tutte le nazioni cristiane il commercio con Inghilterra. Ma piacque piú il conseglio moderato di andar temporeggiando col re, e per mezo del re di Francia far ufficio di qualche componimento. Il re Francesco accettò il carico e mandò a Roma il vescovo di Parigi per negoziare col pontefice la composizione: nondimeno tuttavia in Roma si procedeva nella causa, lentamente, però, e con risoluzione di non venir a censure, se Cesare non procedeva prima o insieme con le armi. Avevano diviso la causa in 23 articoli, e trattavano allora se il prencipe Arturo aveva avuto congionzione carnale con la regina Catarina; et in questo si consumò sino passata la meza quadragesima, quando alli 19 di marzo andò nuova che in Inghilterra era stato publicato un libello famoso contra il pontefice e tutta la corte romana et era ancora stata fatta una comedia in presenzia del re e di tutta la corte in grandissimo vituperio et opprobrio contra il papa e tutti i cardinali in particolare.
| |
Roma Pietro Inghilterra Francia Francesco Roma Parigi Roma Cesare Arturo Catarina Inghilterra
|