Voleva che il concilio gli servisse a 2 cose: prima, durante la guerra d'Italia, per raffrenar il papa, se, secondo il costume de' pontefici, avesse pensato mettersi dalla parte di Francia, quando quella fusse restata inferiore, per contrapesar il vincitore; poi, per ridur la Germania all'obedienza sua, a che egli mirava, perché, quanto alla pontificia, l'aveva per cosa accidentale. Gli piaceva il luogo di Mantova; quanto al rimanente non curava qual condizione il papa vi apponesse, poiché quando fosse stato ridotto, egli averebbe potuto mutare quello che non gli fosse piacciuto. Pertanto concluse che, mentre si facesse il concilio, si contentava d'ogni condizione, allegando che sperava di persuader, se non a tutta la Germania, poco meno, a consentirvi finalmente. Fu adonque stabilita la deliberazione dal pontefice con tutto 'l collegio de' cardinali.
[È pubblicata infine la bolla con l'intimazione a Mantova]
Perilché l'imperatore, intervenendo nel consistorio publico a' 28 d'aprile, ringraziò il pontefice et il collegio che avessero prontamente et espeditamente deliberata la convocazione del concilio generale, e gli ricercò appresso che la bolla fosse spedita inanzi la sua partita da Roma, acciò egli potesse dar ordine al rimanente. Non si poté ordinare cosí presto, essendo pur necessaria qualche considerazione per mettervi parole apposite che dessero quanto piú buona speranza di libertà era possibile et insieme non portassero alcun pregiudicio all'autorità pontificia. Furono deputati a questo 6 cardinali e 3 vescovi, e finalmente la bolla fu spedita sotto i 2 di giugno, publicata in consistorio e sottoscritta da tutti i cardinali.
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