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      Che il dar la colpa al prencipe di Mantova, perché non voglia senza presidio admetter tanta gente nella sua città, è un burlarsi del mondo; sí come anco il prorogar il concilio sino a novembre e non dire in che luogo si abbia da celebrare; poiché, se il papa alcun luogo eleggerà, senza dubio o piglierà uno di quelli dello Stato proprio, overo di qualche prencipe obligatogli. Perilché non potendo alcun uomo di giudicio sperar d'avere un vero concilio, il meglio di tutto è che ciascuno prencipe emendi la religione a casa sua; concludendo in fine che se da alcuno gli fosse mostrata megliore via, egli non la ricusarebbe.
     
     
      [Il papa stimolato da' rimproveri, ritorna alla riforma della sua corte]
     
      In Italia anco vi era una gran disposizione ad interpretare in sinistro le azzioni del pontefice, e si parlava liberamente che, quantonque versasse la colpa sopra il duca di Mantova, da lui però nasceva che il concilio non si facesse, et esserne manifesto indicio, perché nel medesimo tempo aveva publicata la bolla della riforma della corte e dato il carico a' quatro cardinali, né a ciò esservi opposizione del duca, né di altri, che non fosse in sua potestà, e pur di quella piú non si parlava, sí come anco era stata in silenzio 3 anni doppo che la propose immediate assonto al pontificato. Per ovviare a queste diffamazioni deliberò il papa di nuovo ripigliare quel negozio, riformando prima sé, i cardinali e la corte, per poter levar ad ogni uno l'obiezzione e la sinistra interpretazione di tutte le azzioni sue; et elesse quattro cardinali e cinque altri prelati tanto da lui stimati, che quattro di essi nelli anni seguenti creò poi cardinali, imponendo a tutti 9 di raccogliere gli abusi che meritavano riforma, et insieme aggiongervi i rimedii co' quali si potesse prestamente e facilmente levargli, e ridur il tutto ad una buona riformazione.


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Istoria del Concilio Tridentino
di Paolo Sarpi
pagine 1561

   





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