Se il duca di Mantova può con raggione negar il luogo eletto dal pontefice, perché non potranno anco gli altri re e prencipi non andar a quello? E se tutti i prencipi gli negassero le loro città, dove sarebbe la sua potestà? Che sarebbe avvenuto, se tutti si fussero messi in viaggio e gionti là s'avessero trovati esclusi dal duca di Mantova? Quello che di Mantova è accaduto, può accader di Vicenza.
Andarono i legati a Vicenza al tempo determinato, et in questo medesimo il pontefice andò a Nizza di Provenza per intervenir al colloquio dell'imperatore e del re di Francia, procurato da lui, dando fuori che fosse solamente per metter quei due gran prencipi in pace, se ben il fine piú principale era di tirar in casa sua il ducato di Milano. In quel luogo il pontefice, tra le altre cose, fece ufficio con ambidue che mandassero gli ambasciatori loro al concilio e che vi facessero anco andare i prelati che erano nelle loro compagnie, e dessero ordine a quelli che si ritrovavano ne' loro regni di mettersi in viaggio. Quanto al dar l'ordine, l'uno e l'altro si scusò che era necessario prima informarsi con i prelati de' bisogni delle loro chiese; e quanto al mandare quei che erano quivi presenti, che sarebbe stato difficile persuadergli ad andare soli, senza aver communicato conseglio con altri. Restò tanto facilmente il papa sodisfatto della risposta, che lasciò dubio se piú desiderasse l'affermativa che la negativa. Riuscito adonque infruttuoso questo ufficio, come gli altri trattati dal papa in quel convento, egli se ne partí, et essendo di ritorno in Genova ebbe lettere da Vicenza da legati che si ritrovavano ancora là soli, senza prelato alcuno; perilché gli richiamò, e sotto il 28 giugno per una sua bolla allongò il termine del concilio sino al giorno della prossima pasca.
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